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RESPIRAZIONE OLOTROPICA
Che cosa è. I principi base.
Per capire i fondamenti della respirazione olotropica è
necessario conoscere la storia di Stanislav Grof, fondatore di
questo sistema di indagine interiore che ha significativi risvolti
terapeutici. Alla fine degli anni Cinquanta, Grof è uno psichiatra
all'avanguardia nello studio sugli utilizzi clinici di sostanze
psicoattive quali l'Lsd e altri psichedelici. Si trova al vertice di un gruppo di ricerca che intende esplorare a fondo il potere
terapeutico di tali sostanze. In seguito viene invitato negli Stati Uniti dove lo attendono prestigiosi incarichi nel Maryland, al Centro di ricerche psichiatriche, e a Baltimora, presso la John Hopkins University. In quegli anni incontra Abraham Manslow, tra i maggiori esponenti della psicologia umanista, e insieme fondano la psicologia transpersonale che si richiama alla visione junghiana sottolineando il nesso con le filosofie orientali (buddhismo, sufismo, taoismo, induismo) senza dimenticare la visione mistica d'Occidente (cristianesimo esoterico). Maslow fu tra i primi a negare che le esperienze mistiche spontanee dovessero ricadere per forza nella categoria della malattia mentale. Conclusione cui, da diversa angolazione, era approdato lo stesso Grof, inizialmente "ateo e materialista convinto", poi costretto a riconoscere che "la dimensione spirituale è l'elemento chiave della psiche umana". Cos'era successo nel frattempo? Cosa aveva spinto Grof a cambiare radicalmente idea nei confronti della "dimensione spirituale" della psiche umana? Lo racconta in un libro appassionante, "La mente olotropica", in cui ripercorre le tappe della sua evoluzione di studioso ricordando come egli stesso, a un certo punto, si sottoponesse alla sperimentazione sugli effetti dell'Lsd. Quel che provò, qualcosa di molto simile alle esperienze di coscienza cosmica narrate dai mistici di tutte le religioni, cambiò la sua esistenza di essere umano e di ricercatore. In quegli istanti cruciali rimase abbastanza lucido per capire che non stava provando gli effetti di una psicosi generata da sostanze stupefacenti, ma che il caleidoscopio popolato di visioni coloratissime, fulmini di luce abbacinante ed esperienze extracorporee, costituiva "uno sguardo fugace su un mondo al di là della normale realtà". Ed era lo stesso genere di esperienze testimoniato dai pazienti e dai volontari che si erano sottoposti al programma sperimentale sugli effetti delle sostanze psicoattive. Grof constatò che pareva esserci una interessante concordanza di risultati corredata, inoltre, da un'appendice assai feconda dal punto di vista terapeutico. Come racconta lo stesso Grof, "sintomi che avevano resistito ad altri trattamenti per mesi, se non per anni, spesso svanivano dopo che i pazienti erano passati attraverso esperienze come la morte e la rinascita psicologica, dopo che avevano provato sentimenti di unità con l'universo e si erano imbattuti in visioni archetipiche e in scene che descrivevano come ricordi di vite passate". L'introduzione dell'idea di reincarnazione è uno stacco netto dalla tradizione freudiana in cui si ritiene che la psiche inizi a costituirsi dopo la nascita biologica. L'allargamento dei confini della coscienza in modo da comprendere il messaggio spirituale delle religioni (segnatamente quelle orientali) costitusce la straordinaria eredità del lavoro di Grof che introduce mappe interiori in grado di oltrepassare la data di nascita e l'ordinaria vita bio-fisica per pescare in eventi attribuibili a vite passate e ad esperienze estatiche che hanno molto in comune con quelle descritte dai mistici di tutti i tempi. Come spiega lo stesso Grof "la psicologia transpersonale ritiene che non ci sia conflitto tra scienza e spiritualità e nemmeno ragioni per le quali non si debba indagare scientificamente il fenomeno spirituale". L'elaborazione e l'integrazione di questo materiale psichico consente spesso di trovare rimedio a malattie che resistono ad altri approcci terapeutici. Allo stesso modo della medicina tibetana e della medicina antroposofica, Grof ritiene che sintomi manifestati nella vita attuale possano avere radici in un evento nascosto in una vita passate. La respirazione olotropica, codificata da Grof insieme alla moglie Christina, applica in modo pratico tutte le premesse teoriche esposte sopra miscelando conoscenze della psiche umana elaborate con approccio occidentale a suggestioni spirituali dei principali sistemi religiosi, fino a recuperare l'essenza delle culture sciamaniche che da sempre conoscono il modo di indurre stati di coscienza non ordinaria grazie all'uso della musica e del respiro. Si tratta di un metodo in grado di aiutare il paziente a sollevare il velo dell'inconsapevolezza su un concetto più vasto di realtà, straordinariamente in sintonia con i risultati della fisica moderna, in particolare con la concezione dell'universo come ologramma elaborata da David Bohm, fisico geniale, amico di Einstein: l'universo per Bohm è un oceano di energia, un campo di forze interconnesse in cui scompaiono le limitazioni materiali, i concetti di spazio e tempo, i confini che ci attribuiamo come esseri biologici dominati da una cronologia usuale. Tutto è uno, e l'Uno è in tutti. Alla sorprendente coincidenza fra la visione delle mistiche e gli sviluppi della scienza d'avanguardia, Stan Grof ha portato il contributo di una rivoluzionaria esperienza in campo psicologico e terapeutico. Il paziente che durante una seduta di respirazione olotropica riscopre la strada per tornare all'oceano dell'energia primordiale si ricollega al grande flusso ininterrotto che da una vita corre all'altra, trascinando conflitti non risolti in grado di sviluppare patologie. La respirazione olotropica può essere un viaggio a ritroso alla ricerca dello spirito, verso il recupero di un'identità profonda smarrita, dimenticata. In quel territorio sconosciuto ai sensi ordinari si trova la radice di ogni malattia e la saggezza per estirparla. |
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