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La Repubblica.it
Ora è la volta dei maestri di ballo, del massaggiatori shiatsu, di chi vende fuochi d'artificio, dei gestori di casinò,
dei geometri che lavorano nello Stato, e perché no, anche degli ex parlamentari, dei lobbisti, delle estetiste e
dei maghi. Proprio per questo, l' Italia dei mille mestieri è impegnata in una sfrenata corsa verso l'ottenimento
di un albo o di un ordine professionale prima che la riforma voluta dal ministro Bersani stronchi ogni possibilità
di entrare a far parte di categorie protette. La Fita, la Federazione del terziario avanzato che fa capo a
Confindustria, si è presa la briga di contare le 'richieste' e ha scoperto che in questa legislatura sono state
depositate 209 domande che fanno capo a 150 professioni (per alcune di queste ci sono più di una domanda).
Dentro c'è di tutto un po' di tutto: 'Un elenco che sprizza arretratezza culturale e corporativismo - dice Ennio
Lucarelli, presidente Fita - un'ostinata battaglia di retroguardia destinata a peggiorare, invece di migliorare, la
posizione del mestiere che si vorrebbe difendere'. La lotta serrata alla conquista degli ordini, infatti, non piace
per nulla a Confindustria che spinge verso una liberalizzazione del settore e verso la possibilità di costiuire
società di professionisti dove possano entrare capitali privati. Ed è proprio questo uno dei più forti punti di
scontro sulla bozza di riforma ferma al Parlamento, visto che il progetto attuale permette sì la costituzione di
società, ma le vorrebbe iscritte all'ordine e costituite prevalentemente con il capitale di chi vi lavora. 'Assurdo -
dice Lucarelli - come si può immaginare che una società capital- intensive che si occupi di informatica o
ingegneria possa trovare i finanziamenti necessari nelle quote dei professionisti- soci? In questi casi bloccare l'
accesso di capitali esterni vuol dire rinunciare a costituire le società
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