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"Shiatsu: Appoggiarsi qui ed ora". Il due nell'uno
Di Anna Christa Endrich
La nozione fondamentale che Anna Christa ci vuole trasmettere è il concetto della persona come unità, come entità separata ed unica e al tempo stesso collegata al resto del creato. Un'unità di corpo-mente-anima con una forte direzionalità cielo-terra. Lo Shiatsu deve essere un'occasione particolare per praticare l'Uno, essere con noi e il nostro partner nel qui ed ora. Abbiamo diversi strumenti per fare ciò:
noi stessi nell'Uno, aperti e sorpresi, con tutti i nostri sensi, pronti per incontrare l'altro, adesso.
la Bo-Shin che ci mostra l'altra persona nel suo insieme, nel suo essere Uno, con i suoi punti esclamativi e punti di domanda.
la conversazione tra di noi, una seduta Shiatsu nel parlare ed ascoltare.
Hara o la schiena per sapere qualcosa del movimento in vita attuale che si mostra nei meridiani, ci facciamo mostrare la situazione energetica del nostro partner.
il nostro strumento "base": l'appoggio.
La forbice tra coloro che sostengono che bisogna fare di tutto e coloro che praticano il non-fare è sempre più ampia. Pauline Sasaki ha introdotto una didattica del non-fare come forma terapeutica.
Il concetto base è l'essere umano posto tra cielo e terra, lungo l'asse verticale e come spazio corporeo: avanti/dietro; destra/sinistra; dentro/fuori; sopra/sotto; importante è il riferimento al centro, non solo come Hara, ma come asse centrale.
Anche nella posizione a carponi: le ginocchia non più così distanziate tra loro; l' angolo del ginocchio piu' acuto in modo da avvicinare la parte superiore ed inferiore della gamba, così che l'apertura lombare, l'allungamento verso l'avanti e l'alto deriva da un maggiore collegamento alla terra, come nel camminare… e anche le braccia più estese e aperte nel gomito, collegate tra di loro e per questo con il centro… da ciò deriva più espansione nella schiena, più collegamento con il busto, e questo rende possibile l'appoggio in avanti: Shiatsu con spazio e interspazi…
Il movimento dell' essere umano, tra cielo e terra nel continuum della vita (nel camminare, nell'andare a carponi, nel respirare, nei muscoli) inteso come movimento base dell'essere, come pulsazione della vita: contrazione / espansione; allungamento e raccoglimento.
E partendo da questo c'è l'appoggio. Una persona nel suo essere Uno, spazio pulsante intorno a un'asse centrale e vibrante, nell'incontro: arriva, si stupisce, allo stesso momento si apre, diventa consapevole della sua espansione: apprezza l'apertura, l'ampiezza, la lunghezza, la profondità e tutte le altre possibili dimensioni e diventa più consapevole rispetto al punto di contatto con l'altro.
Per un attimo - esattamente adesso - c'è l'eternità…. La pratica della non-fatica, movimento in vita naturale ed essere presente con l'altro. Il due nell'Uno, ricordandosi in questo momento dell'espansione, vivendola e per questo raggiungere profondità nel tocco… e il movimento continua da sé, nel fluire, nella continuità della vita, perché la spazialità si contrae da sé "espansione e contrazione", il naturale alternarsi delle fasi. Nell'espansione c'è il contatto più profondo, l'unione più profonda, ma dura sempre solo un attimo.
Alcuni esercizi di visualizzazione dell'espansione, possono aiutarci a percepire il nostro corpo come poggiante a terra lungo l'asse verticale e come spazialità tra cielo e terra: sentire l'espansione del proprio asse centrale con spazio, profondità, ampiezza. Collegamenti:
asse centrale, colonna vibrante;
le braccia pendenti in modo naturale in collegamento all'asse centrale, come allargamento dello spazio del busto intorno al centro;
meridiano del triplice riscaldatore con i suoi tre focolai - il busto come corpo centrale;
Esercizio in piedi:
Percepire Hara come palla di Ki, dalla quale si espande tutto lo spazio corporeo: ritirarsi al centro poi lentamente aprirsi, estendersi di nuovo (ma restando in collegamento con il centro) ritirarsi ed espandersi: contrazione ed espansione, pulsazione, movimento naturale Yin-Yang.
Dalla posizione statica in piedi entriamo in movimento, camminare come "il movimento che mi permette di appoggiarmi alla terra e contemporaneamente mi estende verso il cielo".
Quando camminiamo in modo naturale veniamo sostenuti dalla terra: senza pensarci mentre poggiamo un piede a terra ci viene un impulso di espansione verso l'alto. A meno di essere stanchi e quindi sprofondare nel terreno , e ogni passo richiede forza; oppure abbiamo fretta e non tocchiamo quasi il terreno, siamo sempre già un passo in avanti. Tutte e tre possono essere situazioni di appoggio Shiatsu.
Camminando all'indietro… diventa più facile mantenere il contatto con lo spazio avanti/dietro, lo spazio davanti è più raccolto, focalizzato… e il movimento avviene dalla parte bassa del corpo in modo più spontaneo, permettendo più estensione verso l'alto e più apertura…
Provare a muoversi giocando, far partire i movimenti dal centro mentre si cammina, espandersi nello spazio camminando, forse emettendo anche dei suoni: l 'espressione in vita adesso. Provando di nuovo a scoprire l'essere una spazialità e sentire il proprio asse centrale. Chiedersi: sento ancora il contatto con il pavimento, il morbido, il duro, gli avvallamenti? Riesco a percepire tutto questo mentre mi concentro su me stesso, o mi perdo in me stesso smarrendo il collegamento concreto con ciò che mi circonda?
Provare a camminare in due per la stanza, una persona ha gli occhi bendati e l'altra la tiene con entrambe le mani, accompagnandola. Come si svolge l'alternarsi nel contatto: sentire l'altro ed essere con me stesso, appoggiarsi, essere uno con me e l'altro, con me e il mondo…
Ora camminiamo a carponi: inizialmente assumiamo la posizione fetale, sentendoci una palla di Ki, raccogliersi su un lato poi rotolarsi da un lato all'altro, rotondi, sentire il respiro, l'inspirazione e l'espirazione come movimento in vita, come continuità, come movimento Yin-Yang, contrazione/espansione. Quindi sdraiarsi sulla schiena e allargarsi, sentire il pavimento e l'appoggio su di esso, poi tornare in posizione laterale e lentamente estendere gambe e braccia e rotolando trovarsi a carponi.
Sentire il contatto e farsi portare dal pavimento e lentamente aprirsi, estendersi in tutte le direzioni, avanti/dietro; destra/sinistra; dentro/ fuori, e nell'estensione essere consapevoli dell'unione nel centro, di come il corpo è un tutt'uno, senza disperdersi...
In posizione Seiza, con le gambe parallele, allargare il contatto tra le gambe e il pavimento, rafforzare il tono e l'attenzione: c'è una spinta verso l'alto, come nel camminare, la zona lombare e le ginocchia si aprono in modo naturale… riprovare diverse volte diventando più morbidi, scoprire la non-fatica. Poi a partire dal basso si aggiungono le braccia, primi contatti con il pavimento, poi si torna indietro e verso l'alto. Muoversi sulla parte inferiore delle gambe, in avanti e indietro, sentire le braccia e le spalle; poi unirsi a coppie, cercare i palmi dell'altra persona, di lato, in alto, fare spazio nelle braccia fino a raggiungere le punte delle dita. Tornare da soli a carponi, prima avvicinando gambe e braccia al busto, in seguito aprirsi sui quattro arti e sentire fino a dove si può arrivare sentendo ancora l'unione con il centro, quindi contrarsi ed espandersi di nuovo… entrare nel movimento.
Bisogna bilanciarsi a partire dal senso di centralità: bilanciamento tra le mani, tra avanti e dietro, tra le gambe, tra dentro e fuori, nelle diagonali, ecc.
Le palme delle mani sono spaziose e ampie, espanse fino alla punta delle dita - e pulsano oltre.
Nell'appoggio trovare l'angolo della non-fatica, in modo che il polso non si faccia troppo stretto e importante.
Mentre ci si appoggia restare uniti nel centro, sentirsi un "uovo", vedere se un ginocchio, una spalla, il sedere o tutta la testa stanno in disparte. Nell'altro cercare lo spazio, gli interspazi, toccare lo spazio vibrazionale, poggiarsi allo spazio, spazio che ci porta verso l'alto e l'avanti… quando poggio in avanti tocco, avvolgo, vado verso il partner, contemporaneamente si risveglia la parte posteriore, si espande… altrimenti si cadrebbe in avanti, si collasserebbe sul partner o, cosa più frequente, si mette in tensione qualche parte propria per non perdere l'equilibrio.
L'altro aspetto dell'esserci completamente riguarda i nostri spigoli e angoli, poggiarsi così come siamo oggi, con la nostra spalla, le nostre lombari, il nostro mal di testa. Poggiarsi anche con la parte di noi che preferiremmo nascondere, non avere; come possiamo muoverci per sentirci bene proprio lì, per integrare questa parte?
Quando mettiamo da parte una zona di noi, anche il cliente sente di dover mostrare solo la parte facilmente curabile; e se non sono soddisfatto di me stesso e non riesco a integrarmi, anche il partner avrà l'impressione che qualcosa in lui non va e che va rettificato…
Porre come base del trattamento il proprio benessere, esserci completamente fin dall'inizio.
Spesso non necessitiamo di grandi rotazioni, ma di piccoli movimenti che ci permettano spazio nelle articolazioni…. Le varie parti del corpo vogliono sentirsi unite, poggiarsi insieme e sentire lo spazio tra di loro e permetterselo, la mano con il braccio, il collo con il tronco, la gamba con l'anca; tecniche che permettono l'ascolto e l'appoggio, il sentirsi uniti.
Nella rotazione ci muoviamo più facilmente perché siamo poggiati alla persona, siamo nella sua spalla, cerchiamo di riportarla alla persona, di riunirla a lei. Prendere in considerazione il partner come unità, non concentrarsi solo sulla zona che stiamo trattando, ma vedere fin dove arriva il nostro movimento, come l'espansione continui.
Un altro aspetto nello Shiatsu è il dolore.
Escludendo il dolore in una zona specifica causato da traumi recenti o passati, oppure per mal funzionamento di organi interni (es. problemi di digestione - eccessiva sensibilità al tocco nella regione addominale), situazioni nelle quali lo Shiatsu va affiancato ad un trattamento medico o psicoterapico. Qui parliamo solo del dolore direttamente collegato all'appoggio e al lavoro sui meridiani. Quando insorge un dolore bisogna chiedersi se il tocco era troppo veloce, forte, non perpendicolare, non nell'unità - c'era solo la mano attiva che proseguiva senza arrivare in profondità. Non si era completamente presenti e questo forse in un punto che voleva esternarsi, che desiderava profondità, e quindi si contrae e il partner dice aia, in modo che non venga perso quel punto, che si torni indietro: "va bene se ricontrollo, mi appoggio in modo diverso, più attento, più vigile?" E in questa comunicazione c'è incontro nel fluire della vita… esattamente questo è adatto ora, qui si apre qualcosa…. passare dall'essere esterno / lontano dal dolore al raccoglimento… dolore, mancanza di tono, tensione come uno staccarsi dalla relazione e attraverso l'appoggio ricordarsi "l'essere insieme, l'essere uno" della persona, far sì che la persona reintegri le parti doloranti.
A volte zone del corpo che si mostrano in modo evidente, sottotono, tese o dolorose sono ricordi di situazioni traumatiche: qualcosa che torna nel presente, che si mostra adesso; ci chiede, con questo punto esclamativo, di fare spazio a una richiesta antica, una arrabbiatura passata, un lutto, una paura che ha aspettato il momento giusto per mostrarsi un'altra volta alla consapevolezza corporea, per reintegrarsi un po'.
Tutte le nostre esperienze restano una parte del nostro essere vivi come persone individuali. Bisogna restare nell'ambito del sentirsi a proprio agio, dell'apertura, del respiro, dell'essere insieme. Il dolore è un'indicazione, non è una cura.
Il partner non ha bisogno di essere indirizzato, riparato, migliorato, deve potersi appoggiare in una situazione protetta, accompagnato da voi, in modo da poter sentire dentro di sé: com'è in profondità? Cosa desidero? Movimento o tranquillità, essere contenuto o espanso, calore o frescura, vicinanza e unione o distanza e stare per sé.
Il nostro appoggio è anche nel parlare e nell'ascoltare.
Portare la persona nel qui ed ora attraverso la parola, lasciarla esprimere riguardo ai suoi problemi, portarla nel concreto: cosa, come, dov'è adesso? Forse questo dolore oggi è diverso rispetto a ieri, qualcosa si muove, è nella corrente, non è così definitivo e immobile, che solo un intervento decisivo dall'esterno possa cambiarlo…
Nel primo incontro spiegheremo in cosa consiste il nostro Shiatsu e quali tecniche e posizioni adotteremo. Questo è il momento per farci dire dal partner quali zone stanno aspettando di essere toccate e quali zone non vogliono essere toccate, perché doloranti o particolarmente sensibili.
In questa sede dobbiamo informarci su limitazioni nel movimento e posizioni che non può assumere. Per alcune persone è importante parlare e spiegare cosa facciamo nelle sedute successive, la persona si può appoggiare alle parole durante il trattamento e per noi è un aiuto concreto per mantenere il contatto, per far sì che la persona non si allontani da una situazione per lei forse troppo vicina fisicamente e/o emotivamente, per alcune persone è importante il contatto vocale, per mantenere la chiarezza della situazione. La conversazione non deve distrarre, deve essere in chiaro collegamento con ciò che facciamo, può aiutare la persona a differenziare la propriocezione e tenerla vigile, attenta alle proprie sensazioni.
Già nella fase della Bo-Shin ci sono alcune parole che ci portano a "fare": separazione (:da eliminare); parte destra è più alta (:rendere uguali); qualcosa è stretto (: allargare); bloccato (: togliere il blocco); stagnante (: portare in movimento); vuoto (: riempire); pieno (: svuotare); teso (: sciogliere) e la grande parola: LASCIAR ANDARE.
Queste sono parole con le quali non ci possiamo appoggiare, ma che ci portano a fare tanto - come può appoggiarsi il partner? Può solo lasciarci fare e alla fine pensare quanta fatica abbiamo fatto.
Sarebbe così bello se invece gli avessimo permesso di dimenticarci, se fosse stato così preso da se stesso e dal processo in corso, durante e dopo il trattamento… in modo da continuare a sentirsi.
Se desidera parlare subito possiamo chiedergli come sta, cosa è cambiato nella sua percezione corporea, anziché dirgli tutto quello che abbiamo scoperto, trovato, messo in moto e che collegamenti abbiamo visto. A chi serve questo, se la persona non lo sente da sé, se non lo sa collegare alla sua vita?
Ascoltare, essere spazio, offrire spazio, creare lo spazio anche con le parole, in modo che il nostro partner si possa percepire, vivere e accettare, proprio così com'è, scoprire che va bene così, che è il suo essere nel fluire della vita, che può ascoltarsi in profondità.
Toccarci e lasciarci toccare nella pienezza del nostro essere, adesso - questo significa appoggio.
Tratto da Shiatsu Journal (numeri: 35-36-37)
Traduzione dal tedesco a cura di Anna Vezzoli
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