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L'importanza del centro (come lo shiatsu non è tanto diverso dalla danza)
di Lucia Azzarone
Gli orientali localizzano nella pancia, nella regione ombelicale, il centro distributore dell'energia che chiamano hara.
Questo centro è nello stesso tempo un luogo, con una localizzazione specifica, ma anche un modo di essere, di sentire, che modifica radicalmente le nostre azioni. E' sede di una forza non soltanto fisica ma anche spirituale.
Avere un "centro" forte permette di partire alla ricerca degli appoggi al suolo e, una volta trovati, di spingerli verso l'alto, nel mantenimento della verticalità che l'uomo possiede nella sua posizione tra terra e cielo. Esiste un equilibrio dinamico tra i due poli, (terrestre e celeste) se il giusto centro di gravità è presente le forze che tendono verso il cielo e quelle che affermano la terra realizzano un insieme armonico. Il prevalere di un polo o dell'altro ha come conseguenza il disorientamento dell'uomo rispetto al rapporto tra se stesso e il mondo. (1)
Negli occidentali il centro di gravità viene spostato verso l'alto e questo porta ad un modo d'essere non corrispondente all'ordine naturale. La nostra cultura enfatizza l'importanza dell'intelletto e del sentimento, localizzati nella testa e nel cuore trascurando l'importanza del radicamento alla terra, alle origini esistenziali da cui deriva la vita umana, le cui radici possiamo trovare nella nostra pancia. Cercare di mantenere il proprio centro di gravità in hara testimonia il contatto con l'unità primordiale della vita.
Ogni vera ascesa spirituale è preceduta da una discesa nel centro della Terra. (1)
Occorre esercitare e irrobustire il ventre. Aumentare la consapevolezza della sua localizzazione e della sua potenzialità.
Focalizzando l'attenzione sul nostro centro contribuiamo ad aumentarne la capacità energetica. (2)
L'equilibrio del nostro corpo fisico dipende dall'equilibrio tra mente e corpo. L'agilità fisica è indice di flessibilità a livello fisico e mentale.
L'approccio di tipo convenzionale all'esercizio fisico non conduce alla vera salute, ed è anche incongruente con lo scopo da raggiungere, cioè dare alla propria vita un senso di pienezza, di totalità. (3)
Una migliore posizione influirà sullo psichismo e all'equilibrio del corpo seguirà l'equilibrio dello spirito. (1)
Secondo la teoria dei cinque elementi la terra rappresenta la neutralità o la stabilità.
Alla fine di ogni stagione l'energia ritorna alla terra per la rigenerazione.
Nel corpo umano ciò rafferma l'importanza dello Stomaco e della Milza come centro. Essi sono le radici del Ki del cielo posteriore e l'origine del Ki e del sangue: nutrono tutti gli altri organi e occupano un posto centrale nella fisiologia umana. (4)
La Terra è particolare tra gli elementi, perché ne è la fonte, il centro da cui sorgono.
Le radici della nostra stessa essenza sono nella terra ed è da questa che prendono nutrimento.
Essere ben fondati è un'esperienza esistenziale di chi siamo noi in rapporto alla Terra, cioè in equilibrio stabile tra le forze del mondo, forze che sono fisiche, psicologiche, spirituali.
In termini di salute, se non abbiamo centro non abbiamo un punto da cui equilibrare e ordinare la nostra vita. (5)
Ogni cosa creata nell'Universo si incontra nel Centro ed è assorbita dalla Terra. (6)
Il centro del corpo umano prende il nome di centro di gravità o baricentro. E'fisicamente un punto molto preciso nel quale si incontrano i 3 assi primari (intersezione di due piani del corpo) Si trova in genere fra la 4^ e la 5^ vertebra lombare, dietro l'ombelico.
Questo punto è il passaggio obbligato dello sforzo dinamico. Attorno ad esso si organizza ogni movimento. (7)
E' l'intersezione dei 3 piani primari:
Piano trasversale primario (taglia il corpo in parti uguali, in base al peso, dividendolo in parte alta e parte bassa)
Piano sagittale primario (taglia il corpo in parti uguali, in base al peso, dividendolo in lato destro e lato sinistro)
Piano coronale (o frontale) primario (divide equamente il corpo, in base al peso, in parte anteriore e parte posteriore)
La forza di gravità è il risultato dell'azione dell'attrazione terrestre sui segmenti corporei. Possiamo considerare un corpo solido come un insieme di particelle pesanti, legate le une alle altre. Poiché l'attrazione terrestre si esercita su tutte queste particelle, il corpo si può ricondurre ad un insieme di forze parallele che agiscono simultaneamente le quali possono essere sostituite dalla loro risultante, che è la forza capace di effettuare da sola il lavoro dell'intero sistema di forze ed il cui punto di applicazione è il centro di gravità o baricentro. Praticamente tutto accade come se l'intera massa del corpo fosse concentrata in quel solo punto che, soggetto alla gravità terrestre, diviene il punto di applicazione della forza del peso del corpo. (8)
In riferimento alla statica umana, il corpo, nella postura verticale, ha la necessità fisica di far cadere il baricentro del peso corporeo su un piano trapezoidale, costituito dalla posizione dei due piedi con i talloni ravvicinati e le piante leggermente divaricate. Tale piano viene definito base di appoggio, e si ottiene unendo i punti di contatto del corpo con il suolo: la stabilità di un corpo sarà tanto migliore quanto più la base di appoggio sarà grande ed il suo centro di gravità sarà basso.
Alla perfetta posizione del baricentro del corpo collaborano le curve fisiologiche della colonna vertebrale. Qualora si determinino delle alterazioni dei tratti fisiologici delle curve di lordosi, cifosi e scogliosi, può modificarsi il punto del baricentro con conseguente difficoltà nel mantenimento della posizione eretta, sia a riposo che nel movimento deambulatorio. Altra difficoltà nel mantenere il baricentro e nel conservare la perfetta curvatura della colonna, è legata all'obesità del soggetto, nel quale il notevole peso dell'adipe ha gravi conseguenze sulla linea di carico della colonna e sulla statica del corpo. La colonna vertebrale, infatti, assume un atteggiamento ad arco, perché i segmenti cervicale e lombare sono sollecitati a rettificarsi, con conseguente spostamento del baricentro in avanti. (8)
Nella posizione eretta, con i piedi uniti, le parti del corpo risultano in un equilibrio poco stabile, poiché il baricentro cade all'interno di una base d'appoggio ristretta. Il corpo, quindi, tenderebbe a cadere in avanti se il tono muscolare non lo tenesse continuamente fermo nella posizione eretta, divaricando le gambe la base di appoggio diventa più ampia e l'equilibrio è ovviamente più stabile. (8)
Nella posizione carponi la base di appoggio risulterà ulteriormente ampliata e il baricentro più vicino al pavimento per cui avremo la possibilità di un maggiore contatto con la terra, una maggiore stabilità che permetteranno una migliore possibilità di rilassamento della colonna vertebrale.
Il peso del corpo distribuito su quattro punti di appoggio è sostenuto in modo naturale dal suolo così che risulta più facile mantenere il controllo dell'equilibrio, dell'allineamento e della qualità e quantità della pressione portata.
A un certo punto mi è venuto in mente di cercare sul vocabolario il significato della parola baricentro e questo è quello che ho trovato:
baricentro: [voce dotta, composto di bari- e centro] (fisica) punto di applicazione della forza peso di un corpo.
bari: [dal greco barys 'pesante', di origine indoeuropea] primo elemento che, in parole composte, specialmente della terminologia scientifica, significa 'pesante' o 'grave'.
centro: [voce dotta, dal greco kéntron 'pungiglione, perno' poi 'punto centrale'] elemento, dato o concetto, statico in rapporto allo spazio circostante.
grave: [voce dotta, di origine indoeuropea] che subisce gli effetti della forza di gravità.
gravità: (fisica) forza che attira i corpi verso il centro della Terra.
Quindi nella nostra pancia esiste un punto, statico in rapporto al resto del nostro corpo, che subisce gli effetti della forza che lo attira verso il centro della Terra.
Trovo interessantissimo il concetto di questo centro più grande (la Terra) che attira un centro più piccolo (l'uomo), e di come grazie a questo legame essi si trovino uniti l'uno all'altro, ed insieme ad infiniti altri centri, più piccoli e più grandi in un tutt'uno universale.
Per quanto a conoscenza della legge della forza di gravità non l'avevo mai pensata in questi termini. Così, in fondo, quando cerchiamo di raggiungere il vero centro di noi stessi e di stabilirci in esso veniamo conseguentemente a raggiungere e a stabilirci anche con il centro della Terra, e con esso a collegarci con l'Universo tutto e con l'energia cosmica che lo attraversa.
"Vidi" scendere dallo spazio esterno cascate di energia, "vidi" gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo partecipare a questa danza cosmica di energia; percepii il suo ritmo e ne "sentii" la musica (12)
Questa consapevolezza è per me sconvolgente. Noi apparteniamo veramente a due mondi, quello nel quale viviamo la realtà di tutti i giorni e un altro che trascende questa realtà, che è connesso alla Grande Vita di tutto l'Universo, al di fuori dello spazio e del tempo.
Essere pienamente coscienti di far parte, insieme all'Universo intero, della "gigantesca danza cosmica" è un pensiero che mi dà le vertigini.
L'hara è il luogo precipuo della connessione dell'uomo con le forze primordiali della Grande Vita che in lui si manifesta. L'hara come "luogo" è il luogo dove risiede l'unità originaria della vita (1)
Allineandoci mettiamo hara, cuore e mente sulla stessa linea. Il cielo e la terra sostengono.
E' importante il nostro lavoro di allineamento, centratura, consapevolezza delle nostre tensioni. Stare bene con sé stessi, a contatto con il sé profondo, "divino". Dobbiamo essere consapevoli dei nostri limiti e delle nostre possibilità e usarli. Cercare di calmare la fluttuazioni della mente, se le acque si calmano si riesce a vedere il fondo del lago.
Permettere agli occhi di avere uno sguardo espanso, allargare il piano visivo, accogliere la natura profonda delle cose. Guardare con la mente, vedere sentendo e sentire vedendo.
Nei Meridiani si trascende il tempo e lo spazio. La nostra sfida è di arrivare all'immateriale attraverso il materiale. (9)
Rischiare, raggiungere i propri limiti lasciando libero il centro. Non vuol dire che il limite fisico sia un limite invalicabile. Dobbiamo pensare che l'energia arriva oltre i nostri confini.
Bloccare una posizione non vuol dire fermare l'energia. L'energia deve continuare a scorrere, spingendo verso il pavimento, verso le estremità e oltre, come se una serie di fili ci tirassero contemporaneamente nelle varie direzioni.
L'energia parte dalla pancia e passa attraverso il corpo, ed è solo un passaggio. Anche nella testa i pensieri devono passare e andare, qualsiasi cosa stia facendo il corpo. Non dobbiamo rifiutarli e sforzarci di mandarli via ma accettarli e lasciarli scorrere con tranquillità.
Anche lo sguardo ha la sua importanza. Deve essere un occhio che si guarda non guardandosi, che amplia l'intensità di quello che si sta facendo (10)
Il dono dell'hara permette all'uomo di assumere qualsiasi situazione così com'è, con una neutralità interiore, senza né accettarla né respingerla. Non è una forza che si ha bensì una forza nella quale si è. Si ha una coscienza di una nuova ampiezza interiore, il senso di un accrescimento dello spazio interiore quasi come se in parte fossero venuti meno i limiti imposti dal corpo. Colui che consegue l'hara si trova in un nuovo rapporto col mondo esteriore caratterizzato dal fatto di essere indipendente da esso e, nel contempo, connesso liberamente con esso. L'hara è qualcosa che dà a tutto l'uomo una speciale qualità che permette di vibrare in relazioni vive fra sé e gli altri, nell'alternanza di uno stare a sé e di un lasciarsi andare, di una riservatezza e di un abbandono, di un ricevere e di un dare.
Per il conseguimento e il mantenimento del proprio centro interiore la conoscenza dell'essenza della tensione e del senso di rilassamento ha una importanza fondamentale. (1)
Questi concetti sono anche la base della danza contemporanea. Contraction - release. Bisogna lasciar respirare il corpo. Non aver paura di lasciare una pausa se ce n'è bisogno. Prendersi la libertà di lasciare e non aver fretta nel recuperare. E' nel recupero che si crea la tensione. Dopo un momento di tensione però, bisogna lasciar andare. Concedersi anche i momenti in cui lasciare la pancia. Giocare. Vivere quello che si sta vivendo pensando di fare qualcosa di vero scoprendo una sensazione nuova ogni volta. Sorprendersi per sorprendere gli altri. Fare qualsiasi cosa credendoci fortemente. Far finta di fare le cose ogni volta come se fosse la primissima volta. Sprigionare l'energia da tutti i pori.
Veramente io trovo che quanto mi arriva dallo shiatsu sia interscambiabile con quello che mi arriva dalla danza, le frasi di Marta decontestualizzate possono essere rivolte a un terapista shiatsu, così come i consigli di Patrizia possono rivelarsi utilissimi per qualsiasi danzatore.
Anche per quanto riguarda il ritmo. Nella danza ci insegnano a cantare dentro sé stessi una musica che è data dai movimenti che facciamo, dalle alternanze tra i momenti di tensione e quelli di pausa. La nostra danza deve essere da sé sola musica, ritmo.
Nel seminario di Cliff ci siamo esercitati nella possibilità di raddoppiare o dimezzare il ritmo delle pressioni per imparare a "sentire" la possibilità di incontro, di sintonizzazione con gli aspetti energetici dei Meridiani contattandoli sui picchi massimi delle onde di vibrazione. Il consiglio che abbiamo avuto per rendere più facile questo compito è stato di ripetere nella nostra mente un ritmo, una musica.
L'alternanza tra tensione e rilassamento nella danza mi porta alla mente anche il discorso delle onde di vibrazione energetica di Masunaga e l'affascinante analogia con la fisica quantistica di Patrizia.
I Meridiani come vibrazione con una frequenza, un'ampiezza, una lunghezza d'onda, con una probabilità di presenza in uno spazio a più dimensioni, dove il tempo è una di queste. Solo certe manifestazioni del Meridiano sono visibili ma il Meridiano si esprime in un range molto più ampio (11)
Anche la danza può essere vista come un'onda, dove il picco più alto è rappresentato dal momento di tensione, di espansione del movimento, dal lasciar andare e il picco più basso è dato dal momento di raccoglimento dell'energia, dal prendere. La probabilità di presenza è la ricchezza del ritrovare ogni volta una sensazione diversa, perché ogni danza è vera quando è unica e le varie dimensioni sono date dal ballare non solo con il corpo fisico ma attraverso di esso con l'energia nella sua totalità, emotiva, mentale e spirituale.
Nello shiatsu ci insegnano che è l'ampiezza della vibrazione e non la frequenza ad essere legata alla qualità dell'energia dei Meridiani. Quanto più l'energia sarà jitsu tanto più l'onda vibrazionale sarà ampia, quanto più l'energia sarà kyo quanto più l'onda sarà ridotta.
Anche la danza può essere vissuta a diverse ampiezze. Lo stesso movimento può essere reso nell'espressione più aperta ed espansa, con l'intenzione di muovere l'energia oltre il corpo fisico o può essere reso in modo più intimo, rimpicciolendo l'espressione esteriore al minimo, pensandola piccola ma non per questo priva di tensione o di intensità. Anzi.
Bibliografia
- Karlfried Von Durckheim - Hara. Il centro vitale dell'uomo secondo lo zen
- Carola Beresford Cooke - Teoria e pratica Shiatsu
- Shizuto Masunaga - Esercizi Zen per immagini
- Giovanni Maciocia - Fondamenti della Medicina Tradizionale Cinese
- Dianne M. Connelly - Agopuntura Tradizionale. La legge dei cinque elementi
- Nei Ching - The Yellow Emperor's classic of internal medicine
- Andrea Olsen - Anatomia esperienziale
- Cristina Urbisaglia - Biomeccanica: Il centro di gravità
- Patrizia Stefanini - Appunti durante i seminari e i corsi di shiatsu
- Marta Molinari - Appunti durante le lezioni di danza
- Patrizia Stefanini - Shiatsu e fisica quantistica
- Fritjof Capra - Il tao della fisica
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